sabato, marzo 03, 2007

Arrivederci e Grazie.

Questa sera vi racconto una storia.
E' una storia d'amore, a tratti triste e a tratti no. E' lunga e noiosa, ma anche no.
Non dovrete per forza seguirla tutta e, anzi, forse non dovreste seguirla affatto.
E' la storia di un bambino e una bambina.

Si conobbero per la prima volta in un posto strano, un posto che non esisteva nella realtà. Era una stanza chiamata Room, e certe volte Channel.
Esisteva solo su internet, perché era un canale di IRC. Ma anche quella era realtà.
E li cominciarono a corteggiarsi - loro stessi increduli di quello che stavano facendo - e finirono che si conobbero davvero, senza i fronzoli che si chiamano faccia, espressione, panza appesa, tette cadenti, denti storti ecc.. perché in quella chat privata, che loro chiamavano query, c'erano solo i loro pensieri e si potevano pensare tutti liberamente, senza essere condizionati dal senso estetico o da menate varie. E si poteva dare importanza alle cose che si dicevano, e alla fine si innamorarono.

Il primo bacio ebbe il sapore di una cena economica da ristorante cinese, economica e mangiata in macchina (più per vincere l'imbarazzo che per la fame, in realtà). A quel tempo le cose erano difficili, si era poveri e, quando le cose sono difficili, innamorarsi è un po' una soluzione.
Ma loro si innamorarono per davvero, e la prova fu che funzionavano bene insieme. Gli altri bambini loro amici non riuscivano a credere ai propri occhi. Lui da solo era un egocentrico bambino capriccioso, pieno di se e di quei cazzo di orecchini che lo rendevano sempre un po' maledetto.
Lei da sola credeva che vivere la vita era impossibile, e provarci non era proprio il caso. Insieme invece funzionavano, non avevano difetti. Li avevano solo ognuno per se, ma insieme era un'altra storia.

Poiché le cose funzionavano bene, lui tirava lei e lei spingeva lui, così bene che era naturale, decisero che si bastavano insieme. E partirono alla conquista del mondo.
Fu difficile, cazzo. Veramente difficile. Ma coraggiosamente si aiutarono sempre.

All'inizio dubitarono perfino di potercela fare, ma poi lui spingeva lei, lei tirava lui, e su su... arrancavano salendo per la montagna.
Lui aveva incoraggiato lei, e lei lo ringraziò trovandogli - lungo la strada che percorrevano insieme - una casa, un lavoro, un coinquilino, un amico. Le cose prendevano ad andare proprio bene. Erano tutti e due sempre più convinti che dovevano scalare la montagna che avevano di fronte. E adesso avevano anche un amico che li aiutava e che credeva in loro.

Scalarono la montagna della capitale. Arrivarono nella grande città eterna che c'era in cima, e quando furono li, mentre tiravano il fiato per la fatica, si guardarono bene bene. E scoprirono una cosa stupefacente: erano diventati grandi! Durante il viaggio non se ne erano accorti, ma crescevano. Quando arrivarono scoprirono dunque di essere diventati grandi.

Allora decisero che non c'era scelta, che bisognava vivere da grandi. E cominciarono a vivere da grandi.
Per molto tempo faticarono, ricordavano il tempo dei giochi, e pensarono addirittura che era più facile quando vivere la vita sembrava difficile. Ma avevano deciso di vivere da grandi e ci riuscirono. Andarono a vivere da grandi in un castello bellissimo, con balconi tutto intorno, il sole che lo scaldava sull'enorme giardino pensile balconato, nel quale costruirono un grande gazebo per rilassarsi dalle fatiche che avevano dovuto affrontare. Diventarono i signori della contrada del ponte dei ladroni, ma a parte un gendarme bastardo e una dolorosa perdita, nessun ladrone mai torse loro un capello e tutto filò ancora liscio.

E fu così che vissero felici e contenti. E per molto tempo, anche.
E se fosse una favola finirebbe qui. Ma non lo è. Questa è una storia triste.
Ad un certo punto qualcosa andò storto e le cose presero a cambiare.
Erano partiti bambini e poveri; ora erano diventati adulti, ricchi, padroni delle loro vite e delle loro cose. E ne divennero schiavi.
In questa situazione diversa, gli mancavano i loro giochi, le loro vecchie paure, il loro coraggio.
Andando in giro a regnare sul proprio sterminato regno fantastico, avevano imparato diverse lingue, ma avevano finito per dimenticare la lingua che parlavano fra di loro.
E non riuscivano più a capirsi.
Ci provarono e riprovarono, ma non riuscirono a trovare la lingua che parlavano da bambini.

A questo punto della storia io non so più dire cosa disse lei, perché non capisco quella lingua.
Ma so cosa disse lui quando, andando via, accompagnò una piccola lacrima con queste parole:
Amor Vicit Omnia
Ma sono sicuro che quello che intendeva era:
"Grazie per avermi amato, bambina mia. E per avermi permesso di amarti.
Gli anni che abbiamo passato insieme sono stati i migliori anni della mia vita, e confido che lo resteranno a lungo, se non per sempre.
Non dimenticherò mai quello che hai fatto per me, ne dimenticherò come è stato bello fare quello che ho fatto per te.
Ti ho amato e vado via per cercare fuori e dentro dal cuor mio se ti amo ancora e la ragione di quello che ci è successo. Forse ti perdo per sempre, ma questo potrebbe essere il prezzo da pagare per il bello che abbiamo vissuto insieme. Ho provato a capirti, ma non ci riesco più. E pare che lo stesso sia per te. Questo è quello che ci è successo, nessuno può sapere quello che ci succederà. Forse non è giusto lasciarsi mettendo troppi se e troppi ma, ma se è sbagliato quello che stiamo perdendo adesso, prima o poi si scoprirà.
Alla fine della giostra, l'amore vince ogni cosa."
Amor Vicit Omnia. Solo questo disse, perché non riusciva più a spiegarsi. Ma sono sicuro che intendeva dire proprio questa cosa qui. Se è vero come è vero che quel bambino sono io, e che da solo mi sento meno della metà di me stesso. Perché me stesso ero solo quando ero con lei. E adesso lei non ci sarà più. E l'ho voluto io.

Guglielmo per Laura, bambini per sempre.

Se questo blog fosse di carta, sarebbe inzuppato dal dolore delle lacrime che mi è costato scrivere questa cosa.

venerdì, marzo 02, 2007

Il diavolo veste NIKE

bafforossocontro


Con Saturno è facile.
Provate invece ad avere bafforosso contro!

Feat. ildiavolovestenike, TGMedddialogggic, D&G TavolaCalda, L'angolo delle Muse.

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giovedì, marzo 01, 2007

I funghi che mi fanno morire

funghi


Sono quelli velenosi.

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mercoledì, febbraio 28, 2007

Sanremo 2.0

http://img87.imageshack.us/img87/924/023001041528me2.jpgQuesto San Remo si discute sul web, e in particolare nei blog.
E' un evento televisivo autoreferenziale, e quindi la blogosfera lo seppellirà giustamente di risate e flame. Un atteggiamento jalappico che spazza via tutti questi fantomatici ESPERTONI del caxxo di musica, televisione, spettacolo, abbigliamento, frizzi, lazzi e mazzi che si vedono in TV.

Se avete visto il festival non potete perdervi i migliori commenti blogosferici del momento.
Mi è piaciuto molto il sempre mitico Malvestite e stavolta anche Suzukimaruti.

Segnalatemi quello che mi sono perso, vi prego. Non posso perdermi il bailamme sul festival.


Quanto è bona michelle hunziker?

clicca per vedere l'immagine intera Ora io non è che ho qualche problema con le donne.
Poi da più parti mi chiedono di bloggare, e non ho voglia.
Sicché è un periodo un po' triste, e ogni due per tre mi vengono le lacrime agli occhi. Allora seguo il consiglio di un'amica, e cambio discorso.

Ora però questo argomento comunque lo affrontiamo. Perché io con la Hunziker ho qualche problema.

Ho sempre qualche problema quando ho a che fare con le cose inusuali, sono combattuto fra l'accettare in maniera scarsamente tollerante e il rifiutare istintivamente con conseguente senso di colpa.

La questione è questa: se sei una strafiga da padreeterno, almeno abbi la bontà di essere una deficente. Prendi la Cortellesi, per esempio. E carina, ma non è la sua dote migliore. O Flavia Vento. (Non devo mica spiegare..)
Ma se sei una strafiga e sei pure simpatica e sei anche brava, non andiamo d'accordo.

Ora potrei mettere in download la canzone di Daniele Silvestri, o di Cristicchi, o potrei palrare del fatto che senza la jalappa's su radio2 San Remo sarebbe veramente insostenibile. E invece non ne parlo, lo scrivo giusto per far salire gli accessi del contatore.

Ma resto turbato. Non riesco a guardare cotanta gnocca che se la ride mentre dice con intelligenza e buon gusto cose divertenti.
Mi pare un controsenso.


Come se la professoressa di matematica fosse giovane e andasse a scuola con il perizoma che gli spunta dai jeans attillati a vita bassa, e finisse per farsi riprendere in un video con un telefono cellulare che poi finisce senza censura su internet.
(che poi ricorda un po' la storia della professoressa di pordenone).


...e poi non si può ballare così con un vestitino bianco di tic-tac e i regazzini intorno!

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